giovedì 19 novembre 2009

The sense of Community


Oggi voglio parlarvi del senso di comunità. No, state tranquilli non parlero' delle comunità di tossicodipendenti o di quelle per disintossicarsi dal sesso..che nessuno di noi forse conosceva prima di sapere che Michael Douglas vi ha dovuto fare ricorso dopo aver recitato in Basic Instinct. E nemmeno troppo delle comunità on line che, come afferma il rapporto Censis pubblicato oggi sui consumi mediali degli italiani (mi informo comunque ragazzi sul Belpaese, state tranquilli!), sono ormai una delle realtà del nostro tempo libero e dei nostri comportamenti di cittadini della post modernità. Vi parlerò di come anche uno straniero da poco arrivato qui possa sentirsi comunque affascinato dal forte senso di commitment e condivisione che lega gli studenti di questo Ateneo. Ecco alcuni esempi per farvi capire cosa voglio dire. Sì lo so che il post sarà meno divertente di altri, ma è quello che mi sento di scrivere stasera e condividere con voi.
Ieri mentro ero in stanza mi sento bussare alla porta. Era il direttore del Dipartimento che volevo sapere se ero arrivato e voleva conoscermi. Assieme a lui c'era il vice e subito mi hanno accolto alla grande cominciando a parlare per farmi sentire a mio agio. Poi Howard (il direttore) ha cominciato a farmi fare il giro del corridoio per presentarmi tutti i professori e anche gli studenti del dottorato. Immediatamente mi ha detto che ogni venerdi' organizzano un incontro tra i Grad students di Communication e o vanno a mangiare, o a bere o a divertirsi...per fare squadra, per fare comunità che condivide lezioni, esami, ricerche ma anche ordinary life, tempo libero e cerca di crescere assieme. Una comunità aperta anche ai visitors come me, aperta come sono sempre le porte delle stanze dei professori, aperte come devono essere le menti per apprendere. Da quel momento anche la mia porta è rimasta e rimarra' sempre aperta quando sarò in stanza al Beering Hall.
La comunità cresce anche attraverso simboli condivisi. ..è quel senso di appartenenza alla stessa istituzione che si concretizza ad esempio nella Traveller Mug del Dipartimento, o più broadly nel merchandising. Il campus è pieno di Student Stores dove trovi sempre studenti e faculty member, ma anche visitatori, pronti ad acquistare magliette, felpe e tutto quello che la vostra mente può pensare utile per vestirsi e frequentare l'università. Il senso di indossare la felpa di Purdue è però troppo differente da quello di indossare la t-shirt di Siena o della Sapienza. E' un feeling che noi non possiamo capire, perche' le loro tradizioni sono diverse, cosi' come il fatto che loro vengono accettati da quella università presentando una domanda almeno 8 mesi prima e che non è detto che venga accettata...quindi il senso di essere stati accettati nell'ateneo è diverso, c'e' il proud to be a Purdue student. E' diverso perche' sono abituati fin dalle scuole elementari a indossare magliette con i loghi delle scuole o delle high school per cui è normale che lo facciano anche al college. Così si spiegano i fallimenti di tanti tentativi di far aderire certe logiche in Italia: non c'e' mercato perchè non ci sono active pubblics, come direbbe il professor Kim! Ma quando arrivi qui senti quel senso di comunità che ti porta ad aderire e mostrare, attraverso il gesto di indossare i loro simboli, che ti senti pronto a entrare nella loro way of life. E' quello che mi è successo oggi quando mi sono trovato a comprare felpe e magliette (complice anche un saldo del 35% su tutto lo stock!) che qui indosserò di sicuro durante questi 3 mesi, ma che forse in Italia troveranno spazio, dove il primo momento di celebrità quando tornerò a casa, nelle scatole di vestiti del garage di casa mia sull'Amiata. Per la contentezza di mamma Alba, chiaramente.
Comunità come sinonimo di condivisione di ruoli: stasera ho partecipato al grad seminar di Public Affair di Kim; è stato molto bello vedere come sono gli studenti che ad ogni appuntamento, conducono la discussion sulla base dei readings dati dal professore, e fanno interagire l'aula. Il professor si siede tra di loro e ascolta poi alla fine riassume e valuta. Un modo per coinvolgere e responsabilizzare tutti. Potete capire l'imbarazzo che ho avuto quando è toccato a me parlare...meno male che si parlava di social media e l'impatto che hanno sulle Pr e il lavoro dei pratictioner..su quello per fortuna sapevo i termini specifi..e mi poi dicono me la sono cavata alla grande. Senso di comunità come quello che percepisci quando alla fine della lezione una studentessa, Vicky, mi chiede se domani voglio andare a mangiare una pizza con loro e partecipare ai loro incontri...queste cose in Italia, non ci sono...o avvengono solo in rare occasioni e rimangono nelle buone intenzioni...la disponibilità e l'aperuta verso gli altri difficilmente si riscontra in ambito universitario tra gli stessi colleghi, figuriamoci con uno studente straniero! Tentativi se ne fanno e se ne sono fatti, certo...l'idea di comunità di Siena che dal 2000 Maurizio e altri hanno cercato di far emergere e attecchire nell'Ateneo prima del crash down del 2006..senso di comunità che stride masochisticamente con l'indivualismo prevalente che caratterizza questo clima da fratelli-coltelli che qualcuno sta abilmente, o forse scelleratamente, portando avanti in Via Banchi di Sotto..Oppure la disponibilità a farci interagire a Roma attraverso i Progetti di facoltà (le così dette chiamate di idee) e la rivista del Dottorato (a proposito se qualche romano mi legge è piaciuta molto al direttore del dipartimento)..e come non citare gli aperitivi con Linda, Serena e la Prof sul tetto del Minerva o nelle vicinanze di Piazza Fiume....ma sono eccezioni...che qui invece rapprsentano la normalità in un clima dove comunità, partecipazione e apertura verso l'altro sono la regola quotidiana. Forse tutti i college americani sono cosi', forse è solo questa università, forse questa è la prima impressione che alla fine del mio soggiorno rivedro' criticamente...ma sento che quello che sto vivendo qui a Purdue è quello che io reputo un modello di comunità universitaria che consente la vera crescita professionale e l'empowerment di coloro che vi lavorano e studiano. Questi i miei pensieri..forse anche i vostri, non so...a domani! vi aspettano tanti racconti interessanti!e tante novità!

2 commenti:

  1. Ale, parole sante!! "comunità, partecipazione e apertura verso l'altro" anche io ho vissuto questo stando in una high school... secondo me è proprio la cultura americana che è così, e che la rende così grande, nonostante tutti suoi difetti. E' questa la chiave per capire la grandezza dell'America, la sua capacità di progredire e di essere dinamica... Ed è questa la chiave per capire la sua differenza con la stagnante Italia, chiusa nel suo provincialismo egoistico, che la rende apatica e statica.

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  2. Hey! Io sono portoghese (mittà brasiliana) e ho una maglieta rosa dell'Università di Siena! l'ho portata quando sono andata a vivere a São Paulo, quando sono tornata in Portogallo e in questo preciso momento, mentre scrivo questo commento, la sto indossando qui a Barcelona.
    Non so con che persone hai studiato tu ma io come studentessa straniera che ha fatto erasmus a Siena devo dire che altri studenti anche senza conoscermi (e non solo ragazzi eh) mi hanno invitato a partecipare ad eventi e progetti e mi hanno aiudato a studiare. E c'eranno anche i professori che venivano a cenare e a bere con noi e organizzavano debati e discussione.
    E poi c'era tutto il sentimento Erasmus, La "contrada erasmus" come di solito dicevamo. D'accordo che negli stati uniti è diverso.
    Ma noi eravamo una vera communità!
    (E questo mi manca tanto...)

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